Rispettare la biodiversità è fondamentale sia per il Pianeta che per l’essere umano.
È un dato di fatto che la diversità biologica sia in crisi a causa delle azioni distruttive dell’uomo. È oggettiva la diminuzione degli habitat naturali che vengono rasi al suolo per accedere ad aree sempre più vaste destinate all’urbanizzazione, alle zone industriali e all’agricoltura intensiva. Per quest’ultima un fattore estremamente correlato e dannoso è l’impiego di pesticidi che contaminano il suolo e le falde acquifere. Lo sfruttamento intensivo delle risorse ittiche, che oltre all’inquinamento e l’esagerata quantità di pesce pescato, causa anche la morte di animali non soggetti alla pesca. Per non parlare dell’emissione dei gas serra emessi dalle grandi industrie, il trasporto e gli allevamenti intensivi. La diretta conseguenza di tutte queste azioni contribuisce alla perdita di forme di vita animali e vegetali, e al cambiamento climatico, che anch’esso concorre all’inevitabile devastazione e alla diminuzione e conseguente perdita della biodiversità.
A causa di tutto ciò, il patrimonio naturale europeo è diminuito nel corso degli ultimi decenni. Oltre un quarto delle specie animali europee è a rischio estinzione. Questo è un dato estremamente significativo che fa scaturire una sola riflessione: dobbiamo immediatamente contribuire alla salvaguardia e alla rigenerazione del nostro patrimonio naturale.
Al riguardo, la Commissione Europea, nel maggio del 2020, ha stilato the EU Biodiversity to 2023, un insieme di strategie volte alla conservazione e al ripristino della biodiversità nel territorio europeo entro il 2030 attraverso obiettivi essenziali sulle aree protette, il ripristino della natura, l’agricoltura biologica e la conseguente riduzione dei prodotti chimici.
All’interno del continente europeo l’Italia detiene il primato della biodiversità, vantiamo il numero maggiore di specie animali e vegetali, oltre ad un alto tasso di endemismo, ovvero il fatto che alcune specie animali o vegetali siano esclusive del territorio italiano. Questo fenomeno è dovuto alla variegata fisionomia geografica del nostro Belpaese. Percorrendo le varie aree dello stivale troviamo da nord a sud: la regione alpina, quella continentale e quella mediterranea, caratterizzate da differenze climatiche, topografiche e geologiche significative per rendere l’Italia il paese con la maggior biodiversità del Vecchio Continente. La metà delle specie vegetali presenti in Europa sono di provenienza del territorio italiano ovvero 5.600, mentre quelle animali sono 57.000 ovvero il 30% del totale europeo.
Anche il territorio italiano non ne esce indenne dal danneggiamento della diversità biologica. L’impatto delle attività umane ha definito cambiamenti significativi negli ecosistemi, come l’inquinamento dei deflussi superficiali, l’abbattimento degli habitat e l’utilizzo dei prodotti chimici. Frutto della diminuzione della flora e fauna sono anche la cattiva gestione della silvicoltura e dell’agricoltura, l’abbandono delle zone rurali, l’espansione degli insediamenti urbani ed industriali che provocano lo sfruttamento delle risorse naturali e che apportano cambiamenti ambientali rischiosi per il territorio.
Altro ingente danno lo provocano gli incendi forestali che soprattutto si svolgono durante il periodo estivo ed interessano maggiormente la zona centro meridionale dell’Italia. Questa calamita naturale lascia nelle aree colpite una profonda ferita che modifica e polverizza gli ecosistemi.
Anche l’introduzione di specie aliene risulta altamente pericolosa poiché rischia di alterare l’equilibrio che la natura ha imposto per quel determinato territorio, anche il più piccolo animale o pianta di derivazione non autoctona, se immesso forzatamente in un ecosistema indigeno può creare disequilibrio e apportare drastici cambiamenti all’ambiente.
La biodiversità non è solo importante di per sé, ma è anche essenziale e vitale per la nostra sopravvivenza e per il nostro benessere.
Fonti:
Convention of Biological Diversity
European Commission
Di Nadia B.