In questi giorni si parla tanto di carne coltivata, più comunemente ed erroneamente chiamata “sintetica”, esattamente, di cosa si tratta?
Partiamo dal nome, carne sintetica. Questa denominazione non è corretta: per sintetico, si intende qualcosa che è risultato da una sintesi che avviene al di fuori di un organismo vivente.
Attualmente la carne coltivata è un prodotto che nasce a partire da cellule animali che vengono prelevate tramite una biopsia e fatte crescere su un terreno, una soluzione, ricco di nutrienti. Dopo la crescita, queste cellule staminali, che non presentavano alcuna specializzazione, si differenziano in una cellula di interesse, nel caso specifico in una cellula muscolare. Queste cellule staminali si differenziano anche rimanendo all’interno dell’organismo di partenza; quindi, non viene in nessun modo modificata ma procede in quella che è la fisiologia della cellula (1).
Come si ottiene la carne coltivata? Si inizia estraendo le cellule staminali di animali adulti, o comunque viventi, o utilizzando le cellule staminali di embrione animale. Le cellule vengono poi trasferite in un bioreattore dove vengono fatte proliferare sino alla densità desiderata.
Per ottenere la carne coltivata è necessario utilizzare un siero che aiuti le cellule a moltiplicarsi e differenziarsi. Oggi quello che meglio funziona allo scopo è il siero fetale bovino che è di fatto un sotto prodotto dell’industria della carne, attualmente si ottiene durante la macellazione dei capi bovini gravidi. Nonostante si stiano cercando sostituti di origine vegetale al momento questo è il siero più ampiamente utilizzato, se non l’unico, nella produzione della carne coltivata. Questo rende di fatto, attualmente, la carne coltivata non adatta allo stile di vita che non prevede la sofferenza, l’uccisione e lo sfruttamento animale.
Quali sarebbero i vantaggi di una produzione su vasta scala di carne coltivata?
Secondo lo studio condotto da Hanna L. Tuomisto della Oxford University i vantaggi sarebbero molteplici: “La carne coltivata viene sviluppata come alternativa potenzialmente più sana ed efficiente alla carne convenzionale. Il metodo di ricerca Life Cycle Assessment (LCA) è stato utilizzato per valutare gli impatti ambientali della produzione di carne coltivata su larga scala. Si presumeva che l’idrolizzato di cianobatteri fosse utilizzato come nutriente e fonte di energia per la crescita delle cellule muscolari. I risultati hanno mostrato che la produzione di 1000 kg di carne coltivata richiede 26-33 GJ di energia, 367-521 m3 di acqua, 190-230 m2 di terreno ed emette 1900-2240 kg di emissioni di CO2-eq. Rispetto alla carne europea prodotta in modo convenzionale, la carne coltivata comporta un consumo energetico inferiore di circa il 7-45% (solo il pollame ha un consumo energetico inferiore), emissioni di gas serra inferiori del 78-96%, uso del suolo inferiore del 99% e consumo di acqua inferiore dell’82-96% a seconda del prodotto confrontato. Nonostante l’elevata incertezza, si conclude che gli impatti ambientali complessivi della produzione di carne coltivata sono sostanzialmente inferiori a quelli della carne prodotta in modo convenzionale”(2).
Oltre ai benefici ambientali il consumo di questo prodotto limiterebbe i rischi per la salute umana derivati da malattie animali oggi trattate e prevenute con antibiotici.
Lo scorso 28 marzo il Governo italiano ha approvato con una procedura d’urgenza il divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici, fra questi appunto la carne coltivata. Questo divieto di fatto è di poca utilità: l’immissione nel mercato di questi prodotti non può avvenire prima che la Commissione Europea rilasci l’apposita autorizzazione in seguito al parere dell’Efsa. Dove può essere oggi consumata la carne coltivata? A Singapore, primo paese ad aver autorizzato il commercio e il consumo, in un ristorante in Israele dove è possibile mangiare carne di pollo coltivata previo la firma di una liberatoria e negli USA dove è possibile trovare solo un tipo di nugget autorizzato mentre per tutti le altre tipologie si è ancora in attesa dell’ok da parte del Food and Drug Administration.
(1) Fonte: Fondazione Veronesi
(2) Fonte: Environmental Impacts of Cultured Meat Production