A partire dal 2021, l’Unione Europea ha ammesso l’introduzione degli insetti nel novero degli alimenti adatti al consumo umano. Si tratta di una innovazione assoluta, che segna un passaggio storico. Il cambiamento è stato promosso all’insegna dell’ecologia, dell’ambiente, e della sostenibilità. Dall’altro lato, molte voci critiche si sono levate a proposito di tale decisione, e secondo il sondaggio condotto in Italia da Coldiretti, almeno il 54% dei consumatori sarebbero contrari alle pietanze insettivore.
L’aggiunta dei nuovi alimenti avviene, a livello normativo, mediante l’approvazione di regolamenti UE che modificano la lista dei prodotti edibili, aggiungendo – di volta in volta – differenti specie di insetti.
Con il regolamento di esecuzione UE n. 2021/882 del 1° giugno 2021, la Commissione Europea ha modificato il regolamento di esecuzione UE n. 2017/2470, introducendo la larva di Tenebrio Molitor, o larva gialla della farina, come “insetto essiccato intero, sotto forma di snack e come ingrediente alimentare”. L’iter è stato avviato, il 13/2/2018, su istanza della società SAS EAP Group, che ha quindi conseguito l’autorizzazione con diritto di esclusiva per un quinquennio.
Al primo insetto ammesso al consumo umano, nel successivo mese di novembre 2021, è seguito il secondo: la Locusta Migratoria, approvata mediante regolamento di esecuzione UE n. 2021/1975 del 12 novembre 2021. In questo caso il procedimento è stato avviato su istanza della società Fair Insects BV, del 28/12/18, e, come nel precedente, è stata concessa l’esclusiva quinquennale per l’immissione sul mercato dell’insetto nella forma “congelata, essiccata e in polvere sotto forma di snack e come ingrediente alimentare”.
Il terzo, e per ora ultimo in ordine cronologico, insetto introdotto nelle tavole dei cittadini europei, è stato il grillo (Acheta Domesticus), su istanza del 24/7/19 della Cricket One Co. Ltd.: con regolamento di esecuzione UE n. 2023/5, la Commissione Europea ha approvato la vendita e il consumo del grillo domestico, con relativa esclusiva quinquennale a favore della società richiedente. Più precisamente, l’uso autorizzato è in forma di “polvere parzialmente sgrassata ottenuta da Acheta domesticus (grillo domestico) intero nel pane e nei panini multicereali, nei cracker e nei grissini, nelle barrette ai cereali, nelle premiscele secche per prodotti da forno, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, nella frutta a guscio e nei semi oleosi, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, destinati alla popolazione in generale”.
In tutti e tre i casi, rispettivamente all’art. 7 Reg. 2021/882, e 8 dei Regg. 2021/1975 e 2023/5, si legge che le prove allergologiche e i dati sperimentali relativi sono incompleti e “limitati”, tanto da spingere l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare a raccomandare di svolgere ulteriori test. D’altro canto, la Commissione UE ha concluso in tutti e tre i casi che “in considerazione del fatto che, ad oggi, non vi sono prove conclusive che colleghino direttamente il consumo di Acheta domesticus a casi di sensibilizzazione primaria e allergie, la Commissione ritiene che non sia opportuno includere nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti autorizzati alcun requisito specifico in materia di etichettatura relativo alla possibilità che Acheta domesticus causi una sensibilizzazione primaria”. Benchè gli studi siano ancora parziali, si è già potuto appurare che vi è una correlazione tra insetti e crostacei nelle reazioni allergiche, tanto da indurre la Commissione a prevedere che “L’etichetta dei prodotti alimentari contenenti polvere parzialmente sgrassata di […] indica che tale ingrediente può provocare reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei e ai prodotti a base di crostacei, ai molluschi e ai prodotti a base di molluschi e agli acari della polvere”.
In definitiva, le ombre attorno al consumo di insetti sembrano assai più delle luci, e mentre le stesse istituzioni che hanno approvato questi nuovi “alimenti” sembrano brancolare nel buio, altrove, per esempio nel Qatar, già si apprende di rifiuti a portare gli insetti in tavola.
Le principali preoccupazioni nascono sia dalle caratteristiche intrinseche degli animali, che dalle condizioni di allevamento, che sono terreno fertile per la diffusione di Salmonella, Escherichia Coli e Campylobacter. Se questi ultimi possono essere parzialmente ovviati con la cottura, non così, invece, la presenza della chitina e delle relative problematiche che vanno da meri problemi digestivi, a una vera e propria tossicità, paventata da alcuni.
Un altro aspetto controverso talora evidenziato consiste nel fatto che l’introduzione della larva della farina tra i prodotti edibili potrebbe spalancare le porte all’utilizzo di farine contaminate, stantie o contenenti muffe, che, appunto, hanno costituito terreno fertile per quell’insetto e che, invece di essere smaltite, potrebbero così trovare spazio sul mercato.
Avv. Carlo Prisco