Aldo Capitini (1899-1968), filosofo della nonviolenza, ideatore della Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia-Assisi, fondatore del Movimento Nonviolento.
L’apparente inattualità del pensiero di Capitini, antifascista durante il fascismo, antiautoritario al tempo dell’autoritarismo, eretico per la chiesa del potere, politico senza tessera contro la peggiore partitocrazia, profeta nonviolento che voleva smilitarizzare e unire oriente e occidente, ci appare oggi, cinquant’anni dopo la sua morte, come il più attuale e lungimirante interprete di quella necessaria rivoluzione nonviolenta di cui oggi sentiamo il bisogno per fermare il declino politico, morale, culturale nel quale il paese sta precipitando.
Cristiano senza chiesa e socialista senza partito, subì il torto di essere scomunicato dal cattolicesimo ed escluso dalla Costituente proprio perchè mantenne le sue posizioni di coscienza. Ora comprendiamo quanto lungimirante era il suo pensiero per rinnovare religione e politica.
Capitini ha fondato il Movimento Nonviolento, per svecchiare e superare il dirigismo dei partiti di massa, ponendo il movimento per la pace al centro dell’agenda politica. Ha visto nei giovani l’elemento nuovo che può diventare protagonista di un vero cambiamento. Ha lavorato per il rinnovamento della scuola, da istituzione totale a fucina di libertà di ricerca e pensiero. Ha trovato in don Lorenzo Milani l’interlocutore giusto per una nuova scuola, così come anni prima aveva individuato in Danilo Dolci l’esemplare artefice del lavoro sociale per il riscatto degli ultimi.
Capitini ha formato intere generazioni di giovani all’antifascismo durante gli anni ’30 e ’40, e poi altre generazioni all’esercizio della democrazia, con i Centri di orientamento sociale, dal ’45 in poi.
Capitini è stato un maestro, la sua missione principale era proprio quella educativa per le nuove generazioni. Il suo era un insegnamento critico, voleva educare alla libertà, alla consapevolezza, alla ricerca, alla lotta per un futuro migliore, voleva creare le condizioni di conoscenza perchè poi ognuno potesse crearsi una coscienza liberata: la maieutica della nonviolenza. Il potere lo considerava un “cattivo maestro” perchè la sua scuola sfornava discepoli critici e non cittadini obbedienti: era la scuola dell’obiezione di coscienza. Dunque era un buonissimo maestro.
Il peggior torto sarebbe quello di imbalsamare Capitini in un santino. Se vogliamo essere fedeli al suo pensiero profetico dobbiamo dimostrare oggi la capacità della nonviolenza italiana di contrastare il potere attuale con una nuova rivoluzione culturale. Le tante iniziative che si terranno in Italia per la memoria di questo grande apostolo della nonviolenza, siano momenti attivi di rinnovo dell’impegno nonviolento. Il Movimento Nonviolento è lo strumento ancora attuale per incanalare tanta energia di reale cambiamento verso il “potere di tutti”.
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