La produzione di latte vegetale, così come dei suoi derivati yogurt, creme, formaggi sta avendo un fortissimo incremento in tutto il mondo. Sono le stesse agenzie di consulenza specializzate in food che consigliano alle aziende di investire in preparazioni a base vegetale. Un dato importante che potrebbe portare a riconvertire la produzione di latte vaccino e gli allevamenti intensivi, in crisi ormai da anni, con un sollievo per l’ambiente e per le ricadute sulla salute delle persone e, per noi, anche per ridurre via via lo sfruttamento gli Animali.
LA PRODUZIONE DI LATTE NEGLI ALLEVAMENTI È UNA CRUDELTÁ CHE NON HA PIÚ RAGIONI
Bianca come il latte, rossa come il sangue, è il titolo di un fortunato romanzo di Alessandro D’Avenia che ha fatto molto successo tra gli adolescenti e da cui è stato tratto anche il film. È La storia d’amore tra un ragazzo e una ragazza malata gravemente e degli amici che gravitano loro intorno. Il contrasto tra la leggerezza degli anni della prima gioventù e i gravi dolori che capiteranno ai singoli e al gruppo è ben sintetizzato nel titolo, con le sue assonanze e i suoi contrasti: bianco/latte, rosso/sangue.
Chi ha approfondito anche solo un poco le tematiche vegane, il trattamento delle mucche negli allevamenti, la loro vita breve, l’inseminzione artificiale, l’uccisione dei vitelli, sa bene che il bianco del latte è rosso come il sangue: in ogni caso molte persone, anche quelle che non hanno fatto ancora una scelta vegetariana o vegana, sempre più spesso scelgono di nutrirsi con prodotti alternativi a quelli ricavati dallo sfruttamento degli animali, magari lo fanno per la loro salute o per il gusto, ma è sempre importante che lo facciamo. È un fatto sotto gli occhi di tutti il grande successo dei cappuccini vegan che, realizzati abitualmente con il latte vegetale di soia, vengono serviti con una panna gustosa e densa senza alzare colesterolo e tenore calorico.
LA PRODUZIONE DI LATTE VEGETALE IN FORTE CRESCITA
Innova Market Insights, società americana di analisi e gestione di strategie di mercato specializzata nell’industria alimentare, ha da poco reso pubblica una relazione che riguarda il mercato del latte vegetale e dei suoi derivati, a livello globale. Secondo questo rapporto, che analizza le tendenze dei consumi, il mercato del latte vegetale dovrebbe raggiungere i 16,3 miliardi di dollari nel 2018, rispetto ai 7,4 miliardi del 2010. E già da ora, sempre più aziende operano una trasformazione dei loro piani produttivi investendo in prodotti vegani e vegetali (un nome fra tutti Danone), così sia la disponibilità di prodotti senza latte, sia la loro varietà, anche se non sempre la qualità è ai massimi livelli, è aumentata in modo significativo. La Cina sta assistendo a un’enorme crescita nel settore delle bevande alternative al latte di origine animale con un CAGR – Compost Annual Growth Rate, il tasso di crescita annuale composto che riguarda periodi superiori all’anno solare, in forte crescita: aumento del 17,8% previsto tra il 2010 e il 2018, raggiungendo un valore di mercato di 6,7 miliardi di dollari. Secondo il rapporto di Innova, il mercato degli Stati Uniti, non altrettanto impressionante, ha comunque un CAGR in aumento del 10%. Il rapporto mostra anche che il settore delle bevande alternative nel settore lattiero-caseario ha rappresentato il 7% dei lanci di latticini a livello mondiale nel 2016, rispetto al 5% del 2015.
LATTE VEGETALE, UN ESEMPIO VIRTUOSO
Possiamo dunque sperare che queste tendenze si consolidino e anzi migliorino ancora: Innova conclude il rapporto dicendo che: «Investire in alternative a base vegetale, vegana e priva di latticini non è solo una mossa intelligente, ma necessaria per le aziende alimentari che vogliono rimanere in contatto con le esigenze e le tendenze dei consumatori».
Un altro segnale ci viene dalla Gran Bretagna dove The Coconut Collaborative, una marca di yogurt di latte di cocco con sede nel Regno Unito, ha deciso di rivolgersi al mercato americano per allargare il suo giro d’affari e diffondere la scelta etica: i primi prodotti che arriveranno oltreoceano saranno gli yogurt e i dolci senza latte di origine animale. Per rafforzare la scelta etica ma anche salutistica, Edward e James Averdieck, i due fratelli gemelli fondatori dell’azienda, assicurano che i prodotti sono a basso contenuto di zuccheri, senza glutine e 100% privi di latticini.
L’aumento dei consumi di latte vegetale è quindi generalizzato e coinvolge anche l’Italia dove grandi aziende stanno convertendo spazi produttivi a lavorazioni di prodotti a base vegetale. Ma attenzione: a base vegetale non sempre vuol dire cruelty free ed eco-friendly.
LATTE VEGETALE, STIAMO ALL’OCCHIO SUI DIRITTI DEGLI ANIMALI
Prima di tutto le coltivazioni su vasta scala possono avere termini di realizzazione molto onerosi per l’ambiente naturale, basti pensare alle colture intensive; inoltre è accertato che la raccolta delle noci di cocco, da cui si ricava un olio alla base di molte produzioni “dairy free”, comporta, come hanno testimoniato alcune associazioni animaliste negli anni scorsi, la messa in schiavitù di migliaia di scimmie, addestrate alla raccolta. Una scimmia può raccogliere anche mille noci di cocco al giorno e non romperà le scatole a nessuno per veder riconosciuti i suoi diritti, né nessun tribunale metterà in carcere chi le maltratta o le uccide. E in più non vengono pagate, a danno delle persone che fino a oggi hanno vissuto di questo lavoro.
È sempre necessario chiedersi e chiedere da dove vengono i nostri cibi, soprattutto quelli che abbiamo in tavola spesso, quelli che diamo quasi per scontati, quelli che costituiscono il nostro lessico alimentare. Non è facile avere delle risposte precise e puntuali, ma dobbiamo agire in modo da avere chiaro di che cosa ci stiamo nutrendo. Se anche solo una o due generazioni fa, fosse stata attiva la tendenza a farsi domande come capita ai nostri giorni, è certo che saremmo – oggi – molto più avanti nella consapevolezza sociale riguardo lo stretto rapporto tra Cibo, Giustizia e Pace.
Ilaria Beretta
03 Febbraio 2018