Libereso, botanico, giardiniere e vegetariano
Libereso Guglielmi è mancato all’età di 91 anni, qualche giorno fa nella sua terra, la Riviera del ponente ligure. Conosciuto come uno dei maggiori esperti botanici vivente, veniva chiamato il “giardiniere di Calvino” forse per dare rilievo, con un cognome così illustre, al suo lavoro. Ma chi l’ha conosciuto o è venuto in contatto con i suoi libri sa che non c’era e non c’è bisogno di chiamarlo così, perché Libereso era, come si direbbe in gergo giovanile, “un grande”. E comunque, giusto per ristabilire un minimo di verità storica, non fu il giardiniere dello scrittore Italo Calvino; fu invece allievo del di lui padre, il professor Mario Calvino, illustre botanico e agronomo, che lo chiamò a lavorare con sé alla Stazione sperimentale di floricultura di Sanremo. Libereso e Italo, naturalmente, si frequentarono, ma da amici. Era vegetariano da tre generazioni: la storia della sua famiglia, che di nonno in padre e di padre in figlio non uccide per pietà ed empatia verso gli animali, affonda nell’’800; non a caso suo papà si definiva anarchico e tolstoiano e noi sappiamo quanto Lev Tolstoj abbia scritto in difesa degli animali e in denuncia degli orrori ai quali sono sottoposti. Il papà era anche esperantista convinto, e a questo Libereso dovette il suo nome, parola esperanta che significa “libertà”.
La genialità non è acqua
Veniva chiamato in tutta Italia e anche all’estero, dove era una celebrità già a metà del ‘900, diventando il capo giardiniere di un importante giardino pubblico londinese; veniva invitato a parlare e a presiedere convegni come esperto botanico, come cultore di giardini di eccezionale equilibrio naturalistico, ma in ogni occasione si concedeva una pausa dalla botanica e parlava in favore degli animali e della dieta vegetariana. Così come Leonardo da Vinci e Albert Einstein, tanto per fare due nomi, sono ricordati per il loro immane contributo di genii all’evoluzione umana, tralasciando sempre di ricordare che erano vegetariani e che scrissero su questo, così anche di Libereso: viene elogiato, spiegato, recensito senza ricordare la cosa che forse gli stava più a cuore di tutte. Era proverbiale la sua frase: «Ma io non mangio cadaveri!».
Il lavoro e le opere
Le erbe spontanee erano la sua vera passione: cercarle, riconoscerle, raccoglierle e utilizzarle la sua attività preferita, insieme alla divulgazione: fino all’ultimo, infatti, si adoperò per diffondere e sviluppare in ognuno dei suoi interlocutori, sia famosi che non, l’amore per queste piante, umili e preziose, di cui la Liguria è ricchissima grazie alla sua conformazione marina e montuosa insieme e alla generosità del clima. Libereso era nato in quest’Eden e ispirandosi alle migliaia di piante conosciute ha cercato di unire la salute a ciò che mangiamo, il nostro equilibrio come uomini alla pietà che riusciamo a provare. Tra i suoi libri, c’è Ricette per ogni stagione, con il sottotitolo esemplificativo Con le erbe e le piante delle Alpi del mare e della Riviera dei fiori (ZEM Edizioni): vi si trovano oltre 130 ricette vegetariane che possono anche diventare facilmente vegane, ci sono anche torte salse e infusi, il tutto condito con… i suoi disegni. Sì, perché Libereso come tutti i più bravi botanici sapeva disegnare bene e lo faceva in continuazione, una sorta di lavoro dentro il lavoro o di divertissment per lui che con le mani in mano non riusciva a stare: tratteggiava le piante e le loro parti ma anche persone, animali, ricette.
Le nuove generazioni
Collegato a questo libro c’è un piccolo manuale a parte: sono i suoi disegni in bianco e nero da colorare, dedicato ai bambini. Libereso trovava anche il tempo di andare nelle scuole a spiegare ai ragazzi, conscio del fatto che conoscenza e rispetto viaggiano insieme, e nonostante avesse superato la novantina condivideva facilmente il suo pensiero “pratico” con le nuove generazioni. Forse si rendeva conto di quanto fossero e sono meno fortunate di lui, che ha potuto già da piccolo capire (e sentire) qual è la via giusta per vivere bene, in pace con tutti e libero.
Ilaria Beretta
28 settembre 2016