Un breve passaggio di una intervista a Elio Fiorucci del Corriere della Sera di un anno fa. Lo stilista Animalista è mancato in questi giorni. R.I.P.
«Elio, stai una favola. Che hai fatto?». Elio Fiorucci, 79 anni compiuti lo scorso 10 giugno, entra nel portone di via Vittorio Veneto, a Milano, dove ha lo studio. «Ho smesso di mangiare i miei fratelli», risponde senza nessun imbarazzo ad usare un termine così fragile e insieme così potente (parola tremante/foglia appena nata nei versi di Ungaretti) per indicare gli animali che alleviamo per ucciderli e cibarcene, fratello vitello, sorella pecora, fratello coniglio. «Il mio imprinting è contadino», racconta. Ed è un complimento che fa a se stesso: «Più siamo contadini e più abbiamo la possibilità di diventare intelligenti. Gli stupidi che ho conosciuto nella mia vita sono tutti cresciuti in un grattacielo».
«Ho scritto una lettera al ministro per le Riforme Boschi perché introduca nella Costituzione il principio del rispetto per gli animali. Come possiamo vendere l’immagine dell’Italia Paese della cultura, se poi strappiamo i figli alle madri che li hanno appena partoriti? Perché è questo che facciamo alle mucche e ai vitelli. Non sono religioso, ma sono sicuro che esista una sorta di “religione cosmica” per cui se sei distruttivo, sarai distrutto. Ci siamo ridotti ad essere come pidocchi su quel grande albero che è il nostro pianeta. Dobbiamo finalmente capire quello che si può mangiare e quello che non si può, perché è frutto di una violenza senza fine. Io un giorno ho detto basta. Non è stata una decisione improvvisa, erano anni che ci pensavo. Ho smesso di mangiare la carne».