Articolo pubblicato su Tuttoscienze La Stampa 09/04/2014 a cura di Vincenzo Balzani Università di Bologna
Per decenni, prima della crisi attuale, siamo stati così abituati alla crescita economica e allo spreco da non riuscire ad immaginare possibili alternative. Ma è scientificamente assurdo, oltre che in contrasto con il buon senso, pensare ad una crescita infinita in un sistema, come la Terra, che ha risorse «finite» e capacità limitate di accogliere rifiuti.
Fra le risorse di cui abbiamo bisogno, quella più importante è l’energia. Non solo usiamo energia in ogni azione della nostra vita, ma c’è energia nascosta in ogni oggetto che ci circonda. Per fortuna l’energia è anche l’unica risorsa che ci arriva dall’esterno, dal Sole che continuerà a splendere per più di 4 miliardi di anni. Oggi, però, gran parte dell’energia utilizzata viene dai combustibili fossili, una risorsa in via di esaurimento, il cui uso causa danni alla salute e all’ambiente. Quindi, bisogna agire rapidamente su tre fronti: risparmio (che significa non produrre cose inutili e non fare attività inutili), efficienza (che significa usare in ogni caso la minima quantità di energia possibile) e infine sviluppo delle energie rinnovabili (solare, eolica, idraulica e così via). Risparmio ed efficienza sono il contrario di spreco e sono strategie che devono essere messe in atto non solo con riferimento all’energia, ma riguardo l’uso di qualsiasi altra risorsa.
1. La dieta. Lo spreco alimentare non è legato solo al cibo che non viene utilizzato, ma anche, e forse di più, alla dieta. Un kg di grano ha un contenuto energetico di 3500 kcal, fornite per ¾ dall’energia del sole e per ¼, 800 kcal, dai combustibili fossili utilizzati nei lavori agricoli. Per ottenere 1 kg di carne bovina servono però non 800 kcal, ma 40 mila kcal di combustibili fossili. La differenza fra grano e carne, poi, non sta solo nella differente quantità di energia consumata per produrli, ma riguarda il terreno e l’acqua. Considerando che 1 kg di carne fornisce solo la metà delle calorie che fornisce 1 kg di grano, si stima che 1 kcal ottenuta dalla carne richiede circa 100 volte più energia, 15 volte più terreno e 20 volte più acqua rispetto a 1 kcal ottenuta dal grano.
E’ chiaro, quindi, che dovremo orientarci sempre più verso una dieta vegetariana. Negli Usa è in atto una campagna per sollecitare le persone a fare a meno della carne almeno un giorno alla settimana e anche in Cina il governo cerca di disincentivare l’uso di carne.
2. Competizione tra cibo e biocombustibili. Per utilizzare al meglio l’energia solare dobbiamo considerare due punti fermi, due dati che non possiamo cambiare: la superficie di terra disponibile, 150 milioni di km2, e la quantità di energia che ci arriva dal sole, in media 170 W/m2. Circa il 13% del suolo è terreno coltivabile; il resto sono pascoli, foreste, deserti. Il terreno coltivabile non si può ampliare più di tanto per vari motivi, fra i quali la necessità di conservare la biodiversità e gli ecosistemi che forniscono all’uomo servizi insostituibili per il mantenimento della vita sulla Terra. Il terreno coltivabile è oggi oggetto di competizione fra produzione di cibo e di biocombustibili. Si tratta di un problema che, anzitutto, ha profondi risvolti etici: per riempire di biocombustibile il serbatoio di un Suv si utilizza una quantità di mais che sarebbe sufficiente a nutrire una persona per un anno. I motivi per i quali si usa terreno fertile per produrre energia sotto forma di biocombustibili sono vari (dai sussidi agli agricoltori a particolari situazioni). Oltre al problema etico, bisogna riconoscere che dal punto di vista energetico usare terreno fertile per produrre biocombustibili non è una scelta giusta, perché il rendimento della fotosintesi naturale – il processo con cui le piante convertono l’energia solare in energia chimica – è bassissimo: 0.1-0.2%. E’ più conveniente convertire quei 170W di energia solare che cadono in media su ogni metro quadrato di terreno in energia elettrica mediante i pannelli fotovoltaici, la cui efficienza è del 15-20%, cioè circa 100 volte più alta di quella della fotosintesi. Con l’energia elettrica così prodotta si può ottenere, mediante elettrolisi dell’acqua, un combustibile: l’idrogeno. E’ però ancora più conveniente usare l’elettricità per alimentare direttamente motori elettrici, molto più efficienti dei motori a combustione interna.
I pannelli fotovoltaici, ovviamente, non dovrebbero essere collocati sui terreni fertili, che vanno riservati all’agricoltura, ma sui tetti dei fabbricati o su terreni non coltivati. Non è vero che dovremmo coprire gran parte dell’Italia di pannelli fotovoltaici per produrre energia. Si può calcolare che per fornire tutta l’energia elettrica utilizzata in Italia sarebbe sufficiente ricoprire di pannelli fotovoltaici lo 0.8% del territorio, una superficie poco superiore a quella dei tetti e dei cortili dei 700 mila capannoni industriali o commerciali.