ARTICOLO TRATTO DA LA STAMPA – 10 dicembre 2013 – scritto da Antonella Mariotti
BASTA CARNE, COSÌ NOI VEGANI SALVEREMO IL PIANETA TERRA – Oltre i vegetariani, la rivoluzione conquista il Belpaese
Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè. Il conto? Un barile di petrolio, litro più, litro meno. Moltiplichiamo il tutto per 365 giorni l’anno e per il numero degli abitanti dei paesi più ricchi – ovvero noi occidentali – e il conto non sarà più sostenibile. Ma attenzione: per produrre una caloria di cibo vegetale ne servono dieci di petrolio; per una caloria animale (carne di qualsiasi genere) arriviamo a cento, e il settimanale Newsweek ha calcolato che per produrre solo 5 chili di carne bovina serve tanta acqua quanto ne consuma una famiglia media americana in un anno.
«Ecco perchè la scelta vegetariana e vegana non solo è etica ma una necessità». Massimo Santinelli, presidente del Festival Vegetariano, ha visto la «sua»manifestazione crescere, negli ultimi cinque anni, in «maniera esponenziale per espositori e visitatori». E c’è da credergli, visto che gli ultimi dai Eurispes riportano che il 4,9% degli italiani si dichiara vegetariano e l’1,1% vegano. Sembra poca cosa, ma tradotti in numeri sono almeno cinque milioni gli italiani che al ristorante rifiutano ragù e bistecche, e le associazioni di settore sostengono che siano molti di più. Secondo l’Unione Vegetariana Europea in Italia i vegetariani sarebbero il 10% della popolazione, contro una media europea del 3,5%. Numeri a parte, quel che conta è che si tratta di una fetta di consumatori in crescita, per scelte diverse, etiche e di salute.
I vegani soprattutto sostengono che la loro scelta difende la salute. Di sicuro quella del pianeta, e lo dicono anche autorevoli scienziati come Colin Campbell, geologo inglese per compagnie petrolifere per oltre 40 anni secondo il quale «il consumo eccessivo di petrolio è per l’agricoltura e gli allevamenti intensivi. Stiamo già consumando le riserve del futuro» per produrre il cibo e soprattutto carne. L’economista Jeremy Rifkin afferma che se si vuole salvare, il mondo «ha bisogno di una rivoluzione vegetariana. Sulla terra ci sono circa 6,5 miliardi di persone, ma solo un quinto può nutrirsi in modo adeguato. Il 26% del pianeta è invaso dagli allevamenti di animali, che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni, causa dell’emissione del 18% dei gas serra (i veicoli ne producono solo il 14%)». In Italia ogni anno vanno al macello 24 milioni di grandi animali (mucche, maiali, cavalli, capre, pecore), 29 milioni di conigli, 500 milioni di galline, polli e tacchini. La media giornaliera è di 1,4 milioni di animali, più 2 milioni e mezzo di pesci e crostacei.
Per alimentare questo gigantesco macello quotidiano servono tantissimi cereali, energia e terreno: l’88% delle aree disboscate dell’ Amazzonia sono state destinate al pascolo, distruggendo il più importante polmone verde del mondo. «Non mangiare carne è una scelta ambientale importante – sostiene Santinelli – siamo una generazione fortunata che ha avuto privilegi, vogliamo lasciare un mondo migliore, e la scelta vegetariana e vegana è la strada giusta».
In Europa si sta già lavorando per un «bollino-veg» che segnali i prodotti assolutamente privi di sostanze animali; neanche la colla delle etichette dev’essere di origine animale. Se ne sta occupando la storica associazione inglese «Vegan Society» fondata a fine Ottocento. Il mondo vegetariano e vegano ha anche importanti testimonial, da Umberto Veronesi a Jovanotti, che dice di ave deciso di «non partecipare alla sofferenza animale». E poi c’è Gianni Morandi, Red Ronnie, Paolo Kessisoglu, e molti altri sportivi come l’ex-calciatore Dino Baggio: «I miei figli di otto e undici anni sono vegani, e hanno migliorato le loro prestazioni sia a scuola che nello sport»